ORIETTABERTI
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ORIETTA E LE PARRUCCHE
Ad accompagnare questa intervista ricca di domande “trabocchetto” (così come le definisce
l’autore, il giornalista Luigi Reggi), ci sono una serie di scatti realizzati da Dino Jarach che
ritraggono Orietta con diverse parrucche. Il servizio è stato realizzato nel 1971 e pubblicato sul n.
46 del settimanale “OGGI”. Due immagini dello stesso, non presenti in questa pagina, hanno
fatto da copertina per i 45 giri “Città verde” e “La vedova bianca”.
IO VENDO MIELE, LE ALTRE FUMO
“Sono
in
grado
di
dimostrare
di
essere
veramente
quella
che
tutti
conoscono”,
dice
in
questa
intervista
Orietta
Berti.
“Che
male
c’è
se
amo
mio
marito,
le
bestie
e
le
bambole?”
-
“Sarò
zuccherosa,
ma
continuo
ad
avere
successo.
Alcune
mie
colleghe
recitano
la
parte
delle
dive
senza
esserne
all’altezza”
-
“Mi
fanno
pena
i
cantanti-intellettuali
da
quinta
elementare”
-
“Il
mio
pubblico
lo
vado
a
trovare
nei
circhi”
-
“I
giovani
mi
ignorano,
ma
io
non
vado
a
stuzzicarli
nei
loro
festival
pop:
rischierei
di
ricevere
anch’io
sacchetti
di
sabbia
in
faccia”
-
“Certamente
voglio
un
figlio...
ma
che
sia
bianco”.
aaaaaaaaaaaa
BAMBOLA
DAI
QUATTRO
VOLTI.
Milano.
Orietta
Berti
presenta
in
questa
pagina
nuove
acconciature
e
nuovi
vestiti
che
vorrebbe
esibire
a
“Canzonissima”.
“Conto
di
arrivare
alla
finalissima”,
dice
fiduciosa
la
“bambola”
della
canzone.
Qui
sopra
si
diverte
a
provare
quattro
parrucche:
sembra
abbastanza
a
suo
agio, tranne quando porta la frangia (in alto a sinistra), a giudicare dall’espressione poco convinta. Orietta, 28 anni, è sposata dal ‘67 con Osvaldo Paterlini.
Milano, novembre
Orietta
è
quasi
coetanea
di
Milva,
Iva
Zanic-
chi
e
Mina;
ha
qualche
anno
di
meno
di
Or-
nella
Vanoni;
qualcuno
di
più
di
Caterina
Caselli,
Gigliola
Cinquetti
e
Patty
Pravo:
ma
non
ha
niente
in
comune
con
loro.
Le
colle-
ghe
fanno
figli,
cambiano
uomo,
non
disde-
gnano
il
nude-look
(perfino
Gigliola,
all’antica
com’è,
non
rinuncia
a
fare
le
ore
piccole
e
a
qualche
sigaretta
più
del
dovuto):
lei
è
sempre la dolce e immutabile Orietta Berti.
Un
personaggio
incredibile,
al
punto
che,
quasi,
vorresti
vederla
attraverso
il
buco
del-
la
serratura
mentre
prende
a
calci
il
cane
preferito,
spenna
sadicamente
un
suo
pappagallo,
lancia
piatti
al
marito
e
urla:
“Ba-
sta, voglio canzoni sexy, sexy, sexy!”.
Allora,
Orietta
è
autentica,
come
tutti
la
co-
noscono,
oppure
col
passare
degli
anni
si
è
trasformata
in
una
donna
diversa?
Possiamo
controllare
la
genuinità
di
questo
personag-
gio
attraverso
alcune
domande-trabocchetto
che
le
abbiamo
rivolto
e
che
riguardano
lei,
il
marito,
la
sua
passione
per
gli
animali,
per
il
lavoro e per i soldi.
Cominciamo
dal
marito.
Si
chiama
Osvaldo
Paterlini:
fisico
asciutto,
occhi
verdi,
capelli
moderatamente
lunghi,
basette.
E’
timido
e
taciturno.
Osvaldo
e
Orietta
sono
sposati
da
quattro
anni
e
continuano
nella
loro
luna
di
miele.
Ai
festival,
alle
varie
manifestazioni
canore
fanno
i
fidanzatini
di
Peynet:
occhi
negli
occhi,
mano
nella
mano,
parole
sussur-
rate
nell’orecchio,
passeggiate
nel
parco
(quando
c’è)
e
smac,
qualche
bacetto.
Mai
un
battibecco.
Orietta, come è possibile?
E’
molto
semplice:
ho
scelto
un
uomo
dal
ca-
rattere
eccezionale.
Riesce
a
guidarmi
con
la
dol-
cezza.
E’
di
umore
stabile,
non
ha
come
me
ten-
tennamenti, depressioni, momenti di sconforto.
Ma
l’impressione
di
chi
non
lo
conosce
può
essere
diversa:
quella
cioè
di
un
uomo
passi-
vo,
eternamente
stanco
per
i
suoi
pressanti
impegni
di
principe
consorte
e
autista
della
moglie. Cattiverie, d’accordo, ma...
Ma
niente.
Agli
inizi
si
seccava
anche
lui
quando
lo
prendevano
in
giro.
Adesso
gli
è
passata,
anche
perchè
lo
lasciano
in
pace,
abbastanza.
Non
capi-
vano
il
lavoro
che
faceva.
Osvaldo
è
il
mio
segre-
tario,
il
mio
produttore,
il
mio
agente.
Mi
è
di
gran-
dissimo
aiuto.
E
se
mi
accompagna
nelle
tournée
che
cosa
c’è
di
male?
Perchè
dovrei
pagare
uno
sconosciuto
e
viaggiare
in
macchina
tutta
la
vita
con
lui,
mentre
mio
marito
dovrebbe
starsene
a
ca-
sa?
E
vivendo
insieme
dalla
mattina
alla
sera
non litigate mai?
Sono
stata
fortunata
nella
scelta
del
marito,
ecco
per-
il
punto.
Io
e
Osvaldo
siamo
allineati
sulle
decisi-
oni
importanti.
Forse
il
nostro
matrimonio
fun-
ziona
perchè
le
discussioni
tra
noi
nascono
solo
per
le
piccole
cose.
Per
esempio,
gli
animali
sono
a
volte
un
motivo
di
contrasto.
Io
ho
uno
zoo
in
casa:
undici
cani,
tre
pappagalli,
un
asinello,
dei
gatti...
Si,
lo
sappiamo.
Ma
la
scorsa
settimana
qualcuno
l’ha
vista
mentre,
con
un
grem-
biulone
indosso,
si
allontanava
nella
cam-
pagna
seguita
dal
suo
corteo
di
bestie.
Aveva
intorno
tutti
i
cani
e
i
pappagalli,
che
un
po’
volavano
e
un
po’
saltellavano.
Come
mai non c’era il suo Osvaldo?
Osvaldo
dormiva.
Non
è
che
sia
allergico
alle
bestie
o
che
le
odi.
Lui
protesta
vivacemente
per-
chè
vuole
riposare
e
invece
il
mio
zoo
provoca
in
casa
un
certo
tramestio.
Per
me
Osvaldo
esagera.
In
fondo
i
cani
abbaiano
dalle
undici
di
mattina
in
poi,
non
se
la
dovrebbe
prendere
tanto.
Quando
anticipano
la
loro
“serenata”
ci
facciamo
insieme
delle
passeggiate
nelle
stradette
di
campagna,
come
appunto
la
settimana
scorsa:
quindici chilometri tra andata e ritorno.
Osvaldo
probabilmente
protesterà
anche
per
l’enorme
raccolta
di
bambole
che
ha
in
casa. Continuano a piacerle?
No,
quelle
non
abbaiano
e
mio
marito
non
fa
obiezioni.
Sa
che
mi
piacciono
molto,
soprattutto
quelle
con
abiti
Ottocento,
e
continua
a
portar-
mene
a
casa.
In
fondo
gli
va
questo
mio
hobby,
perchè
invece
dei
gioielli
mi
faccio
regalare
delle
bambole.
Tante
bambole
in
casa,
e
niente
figli.
Lei
pensa
che
un
figlio
cambierebbe
la
sua
vi-
ta?
Penso
di
no.
Vedo
che
le
mie
colleghe-madri
continuano a lavorare.
Una
volta
lei
si
disse
contraria
all’adozio-
ne
di
un
bambino.
Poi
ha
cambiato
idea
a-
dottando
una
ragazzina
africana
che
forse
non
vedrà
mai:
non
le
sembra
che
sia
stata
una iniziativa inutile?
La
storia
della
bambina
africana
è
nata
da
un
equivoco.
Io
mandavo
degli
aiuti
a
un
missiona-
rio
che
opera
in
un
lebbrosario
del
Madagascar.
E
lì
c’è
anche
una
bambina,
non
perchè
malata
ma
in
quanto
orfana
di
padre.
Quando
l’ha
bat-
tezzata,
il
missionario,
per
farmi
una
cortesia,
le
ha imposto il nome di Orietta. Tutto qui.
Ma
come
mai
a
lei
di
bambini
non
ne
arri-
vano proprio?
Senza
figli
non
voglio
restare.
Ne
ho
perso
uno
agli
inizi,
ma
i
medici
mi
hanno
detto
di
non
di-
sperare.
Mi
consola
il
fatto
che
proprio
nella
mia
famiglia
ho
degli
esempi
di
attese
ripagate.
Una
mia
cugina
è
diventata
mamma
nel
1969
dopo
quindici
anni
di
attesa.
Mia
madre
stessa
mi
ha
avuta
che
aveva
33
anni.
Io
spero
sempre.
Voglio
un bambino proprio mio... bianco, insomma.
FUORI
LA
GAMBA!
Milano.
Per
il
suo
guardaroba
autun-
no-inverno,
Orietta
ha
scelto
questi
abiti.
A
sinistra
ne
in-
dossa
uno
da
giorno
in
lana
con
il
collo
alla
marinara,
e
a
destra
uno
da
sera
in
crespo
di
seta
con
pois
di
velluto,
vagamente
osé
per
via
dello
spacco
laterale
che
scopre
un po’ di gamba.
nn
Dicono
che
lei
sia
in
crisi:
il
campanello
d’allarme
è
nato
al
“Disco
per
l’estate”,
in
cui
non
si
è
piazzata
come
gli
altri
anni
ai
primi
posti.
Non
teme
che
il
suo
pubblico
la
stia lentamente abbandonando?
Ci
sarà
forse
la
crisi
del
disco.
Certo
che
io
personalmente
non
me
ne
accorgo.
Proprio
della
canzone
partecipante
al
“Disco
per
l’estate”,
“Via
dei
ciclamini”,
ho
venduto
in
pochi
mesi
circa
230
mila
copie;
una
collega
ha
vinto
un
premio
ven-
dendo, in un anno, meno di me.
Comunque,
se
anche
è
in
crisi
il
disco,
il
can-
tante
non
lo
è
per
nulla.
Ne
ho
la
prova
dai
miei
quattro
mesi
ininterrotti
di
serate,
dall’accoglien-
za
della
gente.
E’
solo
un
momento
di
particolare
confusione.
Ascolti
la
radio
e
ti
sembra
di
essere
a
Londra,
tutte
canzoni
straniere.
Queste
canzoni,
poi,
vanno
in
testa
alle
classifiche
perchè
le
indagini
vengono
fatte
nei
negozi
del
centro
della
città.
A
suo
tempo
vendetti
600
mila
copie
di
un
mio
disco,
“Fin
che
la
barca
va”,
eppure
restò
in
Hit Parade soltanto due settimane.
Ha
individuato
esattamente
qual’è
il
suo
pubblico?
Certo:
le
madri
e
i
bambini.
Gli
altri
anni
face-
vo
una
specie
di
campagna
elettorale
per
“Can-
zonissima”
e
tra
ottobre
e
dicembre
andavo
a
cantare
nei
teatri
d’avanspettacolo.
Ma,
abbina-
ta
com’ero
alle
ballerine
un
po’
nude
e
piccanti
e
ai
comici
che
non
risparmiano
le
battute
spinte,
i
bambini
e
le
loro
madri
non
venivano
a
sentirmi.
Così
ho
deciso
di
andare
incontro
al
mio
pubblico
cantando
nei
grandi
circhi:
i
vari
Togni,
Orfei
ec-
cetera.
Non
ha
il
timore
che
i
bambini
crescendo
la
lascino,
come
in
fondo
è
successo
anni
fa
con Rita Pavone?
Io sono seguita da sei anni, e non è poco.
Non
le
è
mai
venuto
in
mente
di
andare
incontro ai giovani?
Non
sono
mai
stata
contestata
perchè
non
entro
nel
loro
mondo.
La
Fratello
è
stata
presa
a
sac-
chetti
di
sabbia
perchè
ha
partecipato
a
un
fe-
stival
pop.
Ma
io
non
ci
andrei
mai.
I
giovani
non
vogliono
Orietta
Berti?
Bene,
io
non
do
loro
l’oc-
casione
per
distruggermi.
Ammiro
i
giovani
d’oggi
perchè
sono
colti
e
intelligenti.
Però
non
sopporto
la
loro
maleducazione
nei
confronti
dei
genitori
e
la
loro
mania
di
demolire
tutto
ciò
che
appartie-
ne al passato. Non li invidio.
Non
invidia
nemmeno
le
colleghe
più
dive
di lei?
Alcune
sono
autentiche
perchè
cresciute
in
un
certo
ambiente
evoluto.
Le
altrte
recitano.
Indos-
sano
un
vestito
che
va
loro
troppo
stretto.
Mi
fanno
pena,
come
mi
fanno
pena
quei
colleghi,
finti
intellettuali,
che
viaggiano
con
un
libro
tra
le
mani
e
hanno
fatto,
si
e
no,
la
quinta
elementare.
Quando
si
fanno
intervistare
assumono
atteggia-
menti
studiati,
fingono
di
essere
altrove
con
la
testa:
in
realtà
non
capiscono
nemmeno
le
do-
mande
che
vengono
loro
rivolte.
Che
vivere
è
il
lo-
ro?
Io
sono
Orietta
e
mi
sento
a
mio
agio
così.
Farei
ridere
se
mi
vestissi
come
Patty
Pravo,
e
anche
lei
farebbe
ridere
se
mi
imitasse.
Non
c’è
motivo
che
io
cambi,
quando
sono
le
altre
che
hanno
cambi-
ato
per
seguire
me.
Proprio
così.
Molte
mie
colle-
ghe,
l’hanno
piantata
con
i
loro
atteggiamenti
di
superiorità.
Cercano
di
rendersi
simpatiche,
po-
polari,
scelgono
canzoni
che
piacciono
a
tutti.
Ho
avuto
ragione
io
che
non
ho
mai
pensato
di
cam-
biare
genere
o
tipo.
Vario
qualcosa
di
anno
in
an-
no.
Voglio
dimostrare
che
una
ragazza
normale
può
ottenere
risultati
superiori
a
quelli
di
un’altra
che
si
atteggia
a
diva.
Io
sono
sempre
fedele
a
me
stessa e, penso, genuina. L’ho dimostrato. Si o no?
Si,
oggi
Orietta
Berti
è
così.
Ma
non
cam-
bierà?
No. Semplicemente perchè non ne sarei capace.
ROMANTICA.
Milano.
“Vado
pazza
per
gli
abiti
romantici”,
dice
Orietta
alludendo
a
questi
due:
quello
a
sinistra
è
in
crepe
di
seta
con
corpino
trasparente
e
quello
di
destra
di
seta
e
velluto.
La
Berti
è
impegnata
nella
trasmissione
ra-
diofonica
“Gran
varietà”;
sabato
6
novembre
appare
a
Canzonissima
.
NEL VORTICE DI CANZONISSIMA, ORIETTA BERTI POLEMICA: “PERCHE’ NON SONO E NON VORREI MAI ESSERE UNA DIVA”.
Gli abiti di Orietta sono della boutique Pinuccia: trucco Albert, gioielli Bozart, acconciature Graziella e Giusi
“ADESSO
SPARO”
.
Milano.
La
cantante
chiude
il
défilé
con
una
tunica
di
raso
e
pail-
lettes.
“Mi
piace”,
dice,
“ma
non
potrò
portarlo
in
tv
per-
chè spara, riflette colpi di luce.