ORIETTABERTI
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Stasera ti dico di no
Intervista su Orietta Berti a una famiglia “campione” del centro-nord
"Autoritratto formato video". E' così che il regista Gianni Menon, definisce questo special di cinquanta minuti, in cui la nostra Orietta si racconta a tutto
tondo con l'ausilio di filmati, aneddoti e foto tratte dal suo album personale. La cantante, dialogando con il pubblico in maniera semplice e
confidenziale, gli apre la sua casa e il suo cuore, proprio come si fa con un grande, vecchio amico. Non mancano i momenti musicali in cui Orietta
propone alcuni tra i suoi più noti successi anche in versione live e, soprattutto a seguito del recente successo avuto con l'album "Più italiane di me",
alcune tra le più note canzoni folk del nostro Paese. Un'Orietta Berti fino ad allora inedita, passa con disinvoltura dai clip di "Tu sei quello" e "Osvaldo
tango" in abiti conturbanti, alle varie fasi di vita quotidiana, vissuta in un piccolo paese dell'Emilia Romagna. Inoltre, in un gradevole frammento
ripreso in sala d'incisione, è possibile assistere alla nascita vera e propria della splendida "Ancora un po' con sentimento". Andato in onda per la prima
volta la sera di domenica 25 marzo 1973, nel corso degli anni novanta è stato più volte replicato su Rai 3, per il ciclo di trasmissioni revival intitolato
"Schegge". Questo imperdibile documento (specchio di un'epoca in piena fase di mutamento), è ricostruito in questa pagina attraverso le parole di
Orietta, letteralmente riprese dallo special tv.
SIGLA DI APERTURA
Intervista a Maso Biggero (pubbliche relazioni)
Orietta Berti canta "Il cielo è una coperta ricamata"
"... Al piano di sotto,
abitano loro..."
"... Al piano di sopra noi, con mia madre.
Questa è mia madre..."
"... E poi ci viene a trovare
nonno Oreste..."
"... Prima abitavo a Cavriago, dove sono nata, che è poco distante. Ecco, qui..."
"... Mio padre era commerciante in foraggi e aveva la pesa pubblica. Vivevamo tutti assieme: io, mia madre, mio padre..."
"... mio zio, che era grande invalido di guerra...E’ lui che mi ha fatto studiare. Per lui ero come una figlia..."
"... Poi mi sono sposata..."
Orietta Berti canta "Tu sei quello"
"... Le bambole no, le bambole me le compro io.
Ne ho tantissime, forse perché quelle che avevo da bambina
non erano abbastanza belle.
Ma quando vedo una bella bambola, non resisto, devo comprarla..."
"... Gioielli invece non ne compro mai, mi sembrano inutili, non so.
Posso trovarli anche belli, ma addosso agli altri.
A me basta la fede,
è importante per me il matrimonio..."
Osvaldo Paterlini
Continua...
"Orietta Berti. Orietta Berti l’ho conosciuta, l’ho vista la prima
volta nel ’65. Ero… a quell’epoca ero entrato in una casa
discografica, una delle più grosse case discografiche, e qui la
Berti con altri giovani era in lista d’attesa. E il suo momento lo
ebbe, appunto, il suo momento magico lo ebbe come… come
scrivono, così, i giornali rotocalco nel… per il “Disco per
l’estate” del ’65. Lei, con altri cantanti, propose delle canzoni.
Noi scegliemmo lei fra le cantanti e quella canzone che
avrebbe cantato poi al “Disco per l’estate”, e fu il successo”.
"Orietta Berti, nata a Cavriago in provincia di Reggio Emilia il 1°
giugno 1943. I giornali parlano di me: chi dice bene, chi dice male.
Io sono quella che sono, così come mi vedete. Non mi piace
atteggiarmi, a me le persone che si atteggiano diversamente da
come sono, mi danno noia. Mi da fastidio perfino parlare con loro.
Ma non perché mi mettano in soggezione; io credo che una
persona non si deve mai atteggiare, ognuno deve avere la propria
personalità. Mica deve mettersi a copiare il modo di parlare,
magari di vestire degli altri e dire certe parole e certe frasi al
momento giusto che non sa neanche cosa vogliono dire, solo
perché sa che così può mettere in difficoltà un’altra persona. Io di
mestiere faccio la cantante e ho sempre cantato canzoni che
sentivo. Spesso sono state criticate, anche l’ultima… (E lui
pescava) Non è vero che canzoni così non vogliono dire niente,
qualcosa dicono. E poi del resto, alla gente piacciono. Si vede che
è gente semplice, come me..."
“... Questa è la mia casa a Montecchio. E’ piccola, semplice, sembra una scatolina. A dire la verità, non è molto bella e io non la vorrei così.
Ma cosa volete, io sono sempre via per lavoro e mia madre non può stare sola con tutti i miei animali a cui badare.
Ha preferito vivere insieme con i genitori di Osvaldo, mio marito. E’ meglio, così sono tranquilla..."
"... Mio padre aveva una bella voce.
Il suo sogno sarebbe stato di essere un tenore lirico.
Io non mi sognavo neanche di cantare, volevo fare la maestra di scuola.
Lui invece, voleva che cantassi. Poi, sapete com’è qui da noi, c’è tanta
gente che gli piace cantare e suonare.
Sotto Natale, ogni paese faceva una rivista,
uno spettacolo di arte varia, insomma.
E si faceva il giro dei paesi e chi aveva più spettatori, vinceva un premio.
Una volta ce la misi tutta e andò bene.
Io però ero timida ed ero convinta di non avere voce.
Così sono andata a studiare da un maestro di lirica, mi sono fatta
prendere un pianoforte a noleggio
da mio padre e ogni giorno facevo esercizi di estensione vocale, una
specie di ginnastica per la voce
che ancora oggi mi serve. Aveva ragione mio padre..."
"... Torniamo a casa mia: è piccola e ci sono troppe cose in troppo poco spazio. Qualcosa l’abbiamo comprata noi ma molte cose sono regali, così ho la casa
troppo piena. Cose di pezza, fiori, vasi, soprammobili, statue e statuette. E un sacco di altre cose, alcune belle e altre no. Io so benissimo che in una casa
non stanno bene tante cose assieme, ma ognuna è un ricordo. E poi la persona che mi fa un regalo mi è cara e se lo butto via, si dispiace.
Ma perché mi fai un regalo, dico io, se è una cosa che posso benissimo comperarmi da me?
Invece vuol dire che forse, gli ho dato qualcosa, gli ho fatto passare un po’ di tristezza in un giorno triste.